Ventiseiesima Domenica del Tempo Ordinario
«Gesù vede una Chiesa dal respiro ampio, sogna cristiani che prima di tutto gioiscano del bene che c’è, sia dentro che fuori di sé. Una Chiesa affabile, non subito sospettosa verso qualcuno di nuovo, non preoccupata solo di difendersi e stabilire i propri confini.
Forse a volte anche noi rischiamo di decidere a priori chi è dentro e chi è fuori, chi fa parte di quel noi di cui parla Giovanni. A volte ci ergiamo davvero a giudici di chi ci sta vicino e facciamo noi quella separazione che invece spetta solo a Dio. Solo lui conosce i pensieri del cuore, solo lui sa davvero cosa cercano gli uomini.
E a volte i nostri schemi ci impediscono di vedere il bene che Dio opera anche attraverso quella persona, anche se magari è diversa da me o non fa ciò che faccio io. Il vangelo ci sprona ad allargare gli orizzonti, a vedere un po’ più lontano: chi non è contro di noi… è per noi.
E questa nostra miopia in fin dei conti è ciò che frena anche la missione: ciò che davvero scandalizza chi ci guarda da fuori è il fatto che magari siamo divisi cercando tutti la stessa cosa. E questo sia a livello di Chiesa universale che nelle membra più piccole. Come può essere attraente una parrocchia divisa, dove ognuno difende il suo operato senza guardare quello degli altri? Come possono essere credibili due realtà che, pur avendo lo stesso fine, si fanno guerra a vicenda? È come una casa divisa in sé stessa, non invita certo ad entrarci.
La parola di Dio ci invita a cambiare il nostro modo di guardare gli altri, di non vedere subito qualcuno che è ‘contro di noi’ soltanto perché ‘diverso da noi’. Il vangelo che invita a creare una comunione vera intorno a ciò che davvero conta, che non sono io, non sei tu e non sono i gruppi di cui facciamo parte: ciò che conta è che da ciò che siamo, insieme, si possa intravedere il volto di Dio, che si possa gustare la sua presenza proprio da come noi cristiani stiamo al mondo, insieme».
(Paolo)