Ventiquattresima Domenica del Tempo Ordinario
Un martire può essere, in apparenza, un uomo o una donna qualunque. Ma quando è stritolato dalla sofferenza, si identifica con tutta la sua fede con il Crocifisso, e la potenza della resurrezione si impadronisce di lui. In uno dei racconti dei primi martiri cristiani, redatto all’inizio del terzo secolo, vediamo una giovane donna cristiana imprigionata lamentarsi nel dare alla luce il suo bambino. Il carceriere la schernisce. Ma ella gli spiega con dolcezza che nel momento del suo martirio un altro soffrirà in lei. E così avvenne per lei e per la sua amica Perpetua.
«Felicita era incinta di otto mesi al momento del suo arresto. Fu presa dalle doglie. Soffriva molto e gemeva. Uno dei carcerieri le disse: “Se già ora gemi in questa maniera, che cosa farai quando sarai esposta alle fiere?”. Felicita gli rispose allora: “Ci sarà in me un altro che soffrirà per me, perché io soffrirò per lui”.
Perpetua fu buttata in aria per prima da un toro infuriato e ricadde sulla schiena. Appena poté mettersi seduta si raccolse i capelli che si erano sciolti. Una martire non può morire con i capelli sparsi: non doveva avere l’aria di essere in lutto nel giorno della sua gloria. Poi si alzò e vide Felicita che sembrava mal ridotta. Si avvicinò a lei, le tese la mano e l’aiutò a rialzarsi. Vedendole tutte e due in piedi, la crudeltà della folla fu vinta: le fecero uscire per la porta dei vivi. Lì Perpetua fu accolta da un catecumeno, Rustico, che le era molto affezionato. […] Quindi Perpetua chiamò suo fratello e disse loro: “Restate saldi nella fede. Amatevi gli uni gli altri. Le nostre sofferenze non siano per voi motivo di scandalo”.
Il popolo chiese che i feriti venissero portati di nuovo al centro dell’arena, volendo assaporare lo spettacolo della spada che penetrava nei corpi vivi. I martiri vennero dove la folla desiderava. Si diedero il bacio della pace per consumare il martirio secondo il rito della fede. Tutti restarono immobili e ricevettero il colpo fatale» (Dal Martirio di Perpetua e Felicita, antico testo martiriale del IV secolo).