PENSIERI DELLA DOMENICA

Dodicesima Domenica del Tempo Ordinario

«Il sonno di Gesù è il sonno di chi ha fiducia nella potenza della Parola, che poi, puntualmente, si manifesterà e metterà a tacere il vento e il mare. Fiducia che invece i discepoli non hanno. Infatti sono presi dalla paura e svegliano il Maestro, con una domanda che sembra andare ben oltre il momento. È la domanda decisiva che prima o poi affiora sulle labbra di ogni credente: “Maestro, non ti importa che siamo perduti?”. Domanda ancora più radicale di quel “dove sei?” che tante volte, nelle tragedie di ogni tempo e di ogni genere, si leva da tanti cuori disperati. Qui i discepoli sono ancora più taglienti, chiedendo conto dell’importanza che essi hanno per lui, il Maestro.
La domanda coglie Gesù sul vivo e lo induce a una reazione immediata: “Si destò, minacciò il vento e disse al mare: ‘Taci, calmati’ E così alla “grande tempesta” segue la “grande bonaccia”. Quindi, dopo aver fatto tacere i rumori esteriori, interroga quelli interiori, rivolgendo ai discepoli una duplice domanda: la prima riguarda la paura e la seconda la fede; due realtà strettamente collegate. Come un maestro sapiente inizia interrogando le paure: “Perché avete paura?”. La domanda potrebbe sembrare oziosa e anche irrispettosa. Non si chiede a persone in preda alla tempesta e con la barca piena d’acqua perché hanno paura. Eppure Gesù osa, perché vorrebbe spingerli a una traversata, appunto, e per questo fa seguire subito una seconda domanda: “Non avete ancora fede?”. Ecco le due realtà da mettere in relazione: paura e fede. Ecco la traver­sata da operare: dalla paura alla fede.
Alla fine i discepoli sono presi da un “grande timore” che sopraggiunge dopo la “grande tempesta” e la “grande bonaccia”, perché vedono l’efficacia della parola di Gesù. Ma questo timore non ha nulla a che fare con la paura di prima, è invece segno della fede, che è consapevolezza della presenza di Dio.
Eccoci dunque giunti all’altra riva: a quella della fede generata dall’ascolto fiducioso. La fede non sottrae alle tempeste, ma aiuta ad attraversarle. E attraversandole si diventa credenti. lì, nella tentazione, come ricordano i padri monastici, si diventa credenti. Lì i discepoli cominciano a comprendere chi è Gesù: “Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?”» (Sabino Chialà).


Il Signore Gesù dorme sulla barca in un mare in tempesta. Da dove gli viene tanta tranquillità? Gli viene dal fatto che, sebbene il vangelo attesti che egli non abbia dove posare il capo, lui sa che può riposare nel grembo del Padre, come farà nell’ora buia della croce.
Il Signore Gesù riposa tranquillo come «un bambino svezzato in braccio a sua madre», perché tutta la sua vita riposa nel Padre suo.
Per riposare veramente occorre innanzi tutto un atto di fede e di abbandono in Dio, altrimenti gli affanni e le ansie continueranno a tormentarci dalla mattina alla sera, e arriveranno a toglierci il sonno. Solo quando si arriva a posare il capo nel grembo del Padre, ad affidare a lui tutti i nostri travagli, si può dawero riposare (Enzo).

Benedetto Antelami, Deposizione dalla croce, 1178, Parma, Cattedrale